Da “Vita Francescana” gennaio – marzo 1989

EDITORIALE

 

Che le responsabilità di tutti siano aumentate non è discorso da ignorare; anzi. Ciò in tutti i settori, anche se alcuni sembrano essere maggiormente interessati per l'uomo.

Ecco perché i discorsi sull'ecologia mobilitano le masse; il tema della pace trova concordi anche persone di diverse fedi e di opposti partiti; le responsabilità sociali riscuotono accresciuta attenzione perché nel rispetto di esse, sembra esistere la chiave di volta, per auspicate soluzioni.

Insomma tutti sono protagonisti e vittime, nello stesso tempo. Tutti, con interventi diversi, sono al capezzale dell'uomo e della natura per cercare di curarne le evidenti malattie e rimuoverne i sintomi più nascosti per guardare al futuro, con serenità profonda ed universale. Non c'è nessuno che non abbia una sua cura particolare per guarire questo ammalato mondo, dove attrici ed attori recitano il loro copione, magari attingendolo da un passato atavico, riproposto attraverso un linguaggio diverso: niente di nuovo sotto il sole! A questa preoccupazione curativa non sfugge neppure il santo, neppure l'uomo evangelico, di ieri e di sempre. Con una profonda differenza. Eccola.

Il santo, comincia a cambiare se stesso, spende di proprio energie e sacrifici per veder migliorare gli altri. In sé cambia la struttura per poi, silenziosamente contagiare gli altri per un'imitazione, dinamica e personale.

Raramente l'uomo evangelico inveisce contro gli altri: inizia prima a fare per essere, evitando di accusare gli altri cui pure addita una meta che è legge universale. La differenza è tutta qui. Ma non è poco. Infatti, l'uomo evangelico si accontenta di tracciare un cammino più che essere il cammino; si offre senza pretendere ricompensa; trova tempo per Iddio, per gli altri e poi per sé, senza condizionare gli altri a fare la stessa cosa; si avvia anche se sa che nessuno lo seguirà eppure augurandosi, nella speranza, che la sua solitudine fiorisca non tanto per il conforto personale, quanto per la forza della testimonianza. Paga di persona senza attendere che siano gli altri ad iniziare e va avanti, da solo, nonostante tutto, per essere luce nella notte universale e speranza per quanti sono disposti a guardare il suo operato ed imitarlo.

Nessuno può resistere a questo ribelle solitario, quanto è autentico, perché seme germinato da altro seme che morì per dare la vita in abbondanza. L'unica speranza del santo è quella di morire per il prossimo: amare gli altri più di se stesso

 

fr. Luigi Monaco ass. naz. OFS-GIFRA