Ogni persona è irripetibile
di Luigi Monaco
Ognuno ha una sua storia personale dove lo sguardo
altrui può appena penetrare, senza poterne attingere le intime movenze e le
profonde casualità. L’uomo, ogni uomo, si situa, comunque e sempre in una
storicità, incarnato in una cultura, frutto di tradizione, di condizionamenti
eppure con una componente personale che lo specifica e lo qualifica in quanto
diverso da tutti gli altri, da ogni altro, per una libertà irripetibile.
E’ impossibile ridurre in uno schema l’uomo.
Sebbene condizionato dalla nascita alla tomba, per una buna parte del suo
vivere e del suo essere, tuttavia sfugge ad ogni classificazione e
determinismo, restando in un ambito di misteriosità, fondamento ed espressione
della sua libertà.
Di fronte ad ogni uomo l’atteggiamento deve essere
sempre dinamico e mai assoluto; la valutazione fluttuante, possibilistica e mai
definitiva; il giudizio – se giudizio ci deve essere – deve tener comunque
conto della misteriosità del soggetto. L’uomo non è suscettibile di definizioni
assolute o di incasellamenti definitivi: il suo essere supera ogni visione
assoluta, favorendo una percezione parziale con dei limiti evidenti e la
soggezione conseguente.
E’ verso questo uomo che la fede deve esprimersi in
uno sforzo costante, in un’accettazione totale, finalmente, in una relatività
che è un omaggio e non già una sconfitta dell’intelligenza.
Per esperienza propria ed altrui, conosciamo la
superficialità dei giudizi e la facilità alla condanna o all’esaltazione di
ogni uomo. Spinti, per disimpegno, a percepire più quanto appare anziché quanto
si è, educati più all’evidenza che all’invisibile, schiavizzati da una moda che
tende non solo a sofisticare ma addirittura a nascondere i veri valori, quasi
nessuno si sottrae al fascino di farsi misura degli altri, di proporsi come
esempio esclusivo di perfezione ed equilibrio.
Agli altri non è possibile uscire dalle nostre
regole, dal nostro sistema ideologico o esistenziale.
Solo uno potè dire “chi non è con me è contro di
me”, ma era Figlio di Dio. E lo disse per liberare l’uomo, per rivelargli
la sua vocazione personale. Troppi uomini emettono giudizi in base alle proprie
esperienze ed alle proprie convinzioni, dimenticando l’irripetibilità di ogni
essere e la misteriosità di ogni vita.
Non si può violare l’intimità altrui,
qualificandola o classificandola con schemi personali, o peggio ancora
stereotipati.
La persona è inviolabile.
Bisogna dunque avere fede nell’uomo, accordargli
fiducia nonostante tutto, lasciare sempre un margine all’imprevedibile non come
atto di bontà ma come affermazione del diritto altrui.
E’ sempre viva qualcosa di diverso nell’uomo che ci
impedisce di esortarlo o di condannarlo. L’uomo è un mistero la cui spiegazione
è possibile solo a Dio.
Perciò, comunque, è degno di rispetto e di
contemplazione, di mutua adorazione e sconfinata ammirazione. La
misericordiosità di ognuno, rende possibile la novità e perciò la vita e con
ciò la speranza.
Anzi. Bisognerebbe operare perché questa ricchezza
sia conosciuta da ogni soggetto, scoperta in ogni coscienza.
Infatti, per alcuni, deboli o frustati che siano,
non inclinati alle responsabilità personali, è facile abdicare a questa
singolarità del proprio essere per intrupparsi in un anonimato sciatto e senza
vita. Sono molti coloro che preferiscono ignorare la propria irripetibilità con
conseguente specifiche responsabilità, permettendo così ad altri il dominio ed
ogni tipo di potere.
E’ compito altamente encomiabile restituire ad ogni
soggetto la propria irripetibilità e quindi la propria identità, liberando
ognuno, con illuminazione paziente ed opportuna, sulla insostituibilità della
propria persona.
E’ un ridare la vita e con essa la fiducia nelle
proprie capacità; è costruire l’uomo nuovo che molti credono inesistente perché
non ne hanno fatto esperienza; è emettere un atto di fede nelle possibilità di
ogni uomo, rispettivamente ad ogni storia e ad ogni vocazione.
Ci sono diversi modi per dare la vita, perché ci
sono anche diversi modi di vita.
Uno dei più autentici è convincere il soggetto ad
essere se stesso, attingendo la forza in se stesso.
Aiutare l’altro a far uso della propria libertà e
liberarlo da se stesso, da una schiavitù altrettanto umiliante che quella
altrui.