Perché bloccare la gioia?

 

di Luigi Monaco

 

Perché bloccare la GIOIA? Ne abbiamo tutti bisogno. Ha diritto,la gioia, ad esplodere, perché appartiene anche agli altri, nasce anche dagli altri, è destinata a coinvolgere, a contagiare. Eppure, stranamente, si ha pudicizia nel mostrarsi gioiosi, allegri, sereni, in pace con se stessi, con gli altri, con il mondo intero.

 

Non sembra, ma è così. C’è una congiura contro la gioia, dono di Dio, frutto di un interiorità      vissuta in profondità, di una responsabilità accettata fino in fondo, fino all’estrema conseguenza. La gioia nasce dalle radici del proprio essere ed ha bisogno di espander­si per accogliere e donarsi.

 

Ogni gioia vissuta a vantaggio personale, è una brutta gioia: è egoismo ed illusione, miraggio di gioia, ma non frutto maturo per un’universalità cui la gioia è desti­nata.

 

Si tratta allora di educarsi alla condivisione ed alla partecipazione. Ogni gioia condivisa si moltiplica e non si annulla, fruttifica e non si isterilisce, si espande e non si isola. E’ una realtà per le anime magnanimi e non per gli spiriti gretti.


Essendo frutto gratuito, comporta necessariamente una gratuità nel donarsi, senza niente aspettarsi, senza niente chiedere. Ti arriva la gioia, senza sapere da dove viene, e la doni senza chiederti dove va. Si avvale della libertà e della collaborazione di ogni spirito, ma fiorisce in terreni generosi ed umili, pronti alla morte immediata per un rigoglio futuro... Simile al seme che, solo mo­rendo, produce frutti e semi per oggi e per il domani, senza fine, senza esaurimento.

 

La gratuità della gioia ti pone in una povertà sublime ed in una libertà austera. Pudicizia nel pro­porla e nel custodirla, responsabilità nell’ingrandirla e nel donarla. Non si può sciupare la gioia, anche perché alto è il suo prezzo e rara la sua esistenza. Eppure de­ve essere, come pane profumato e frutto sudato, donata agli altri, chiunque esso sia, purché disponibile ad accoglierla, ad offrire ospitalità.

 

Seme sparso al vento per la libertà del suo essere, si raccoglie da sé nella madia, simile ad acqua che alla sorgente torna dopo che ha irrorato i campi e dissetato gli uomini.

 

La gioia non aumenta e non diminuisce, non si moltiplica e non si divide: è dono totale, è vita destinata a produrre altra vita, senza impoverirsi, senza arricchirsi.

 

Sarà per questo che si tenta di bloccarla, per falso malinteso da parte di coloro che dando gioia, hanno timore di restarne senza, condividendola, hanno paura di averne meno. Non è così. La gioia è un bene di Dio che è Padre universale, che non si immiserisce nel dare, non si arricchisce nel seminare. Resta tale qual’è e aspira soltanto a fare degli altri ciò che lui è.

 

Il destino della gioia è fare l’uomo felice, ogni uomo gioioso, ogni essere umano figlio di Dio, fratello dell’uomo.

 

Non è giusto portare la gioia in una cassaforte, opaca e tetra; il suo habitat è una coscienza tra­sparente ed uno sguardo limpido oltre che un viso sereno.., rivelazione di una presenza che ti abita per darti vita e non già per schiavizzarti e possederti. La gioia è luce destinata ad illuminare e, pur volendo, non può nascondere la sua presenza tanta è la sua forza rivelatrice di una sorgente che è oltre, che supera ed incanta, addita e segnala.

 

Non può essere messa sotto il moggio, la gioia, quanto piuttosto sui tetti a proclamare la sua bellezza e la sua contagiosità. Non costa niente purché, accolta gratuitamente, gratuitamente è donata. Dopo tutto è in te che puoi trovare questo seme, capace di autogenerarsi nella misura in cui è donato.

 

Allora nessuno potrà mai nascondere la luce dei tuoi occhi e l’onestà della tua coscienza... Nessuno potrà sotterrare la tua gioia perché è divenuta anche gioia degli altri, di quanti hai incontrato sul sentiero della tua vita. Ed è il testamento più ricco che avrai lasciato agli uomini.