VIVERE AUTENTICAMENTE
di Luigi Monaco
Le domande sono
quelle di sempre; perché quelle di sempre sono le esigenze: “chi sono io? Da
dove vengo? Quale il senso di questo vivere? E qual è il mio definitivo
destino? E il significato del dolore? E il valore della vita? E la morte?” Si
potrebbe continuare. Ognuno, partendo da queste domande fondamentali, continua
a porsi altri mille interrogativi sul proprio presente e sul proprio futuro.
Ed è fortunato
l’uomo che ancora riesce a porsi questi interrogativi, perché ciò significa che
non ha ancora perso senso della vita e vive in profondità, vive autenticamente,
almeno alcuni istanti del proprio vivere.
Tutto, infatti,
oggi concorre a far si che l’essere umano dimentichi la sua origine e il suo
fine, trascuri i valori essenziali dell’esistenza e si riduca a vivere come
bestia, da bestia.
C’è una congiura
perché queste domande non siano più poste; una congiura perché l’uomo non viva
più da essere personale ed intelligente; una congiura perché l’uomo non pensi e
perciò si lasci gestire da altri, nella sua libertà e nella designazione e
progettazione del suo cammino.
E’ terribile ma
vero: ogni tiranno mira a togliere all’uomo la possibilità di pensare e di
agire secondo un proprio progetto. Per quanto ogni sistema teso a governare,
ogni ideologia mirante al potere, ogni politica assolutista, la stessa
religione, talvolta, per esercitare il proprio dominio; tutti, tendono ad
eliminare o ridurre le esigenze fondamentali dell’essere umano.
E non si tratta
del cibo e del vestito, della casa e del lavoro, del salario e della previdenza
socile… Le domande sono più profonde; più urgenti le esigenze.
E si tratta della
libertà, della concezione dell’esistenza, dell’esercizio del proprio pensiero,
della visione della vita. Perciò ci si riferisce alla totalità dell’essere che
interroga e della globalità delle risposte. Qui, tra domande e risposte, tra
bisogno e soddisfazioni, si gioca il futuro dell’uomo e dell’umanità. L’uomo e
l’umanità devono decidere della propria storia e sul proprio futuro.
E non sono
sufficienti risposte parziali, perché le domande sono fondamentali; non
sufficienti risposte temporanee, perché le domande hanno come oggetto l’eterno;
non sufficienti risposte che siano dei palliativi, ma risposte adeguate alle
domande.
Forse perché non
sempre le risposte sono state coerenti e all’altezza delle domande, gli
interrogativi si ripetono con una monotonia che, se mancano di creatività,
rivelano tuttavia l’urgenza di chiarezza e la sofferenza della ricerca.
Nessuno, infatti,
crede a risposte precostituite e impacchettate, determinate e definite, ma
ognuno vuole una risposta chiara e precisa, almeno per oggi, se non anche per
il domani.
Sotto qualsiasi
cielo, finché l’uomo sarà capace di porsi domande sul proprio destino, c’è una
speranza viva perché il futuro sia migliore dell’oggi.
La fine sarà per
l’uomo incapace di interrogativi e perciò di risposte, sul proprio essere e sul
proprio destino.