di P. Luigi Monaco
Ci
sono mille modi per non soccombere. Infatti non
raramente la vita ci assale con le sue
problematiche, i suoi dubbi; ci distrugge con le
sue delusioni. Non c'è uomo che non abbia dello scoraggiamento;
nessuno può amare la vita fino in fondo, nella sua totalità, se non l'ha maledetta qualche
volta.
Eppure, non bisogna soccombere. Non
ci si deve dare per vinti. La vita che ci mortifica e ci spinge alla
maledizione, è essa stessa ricca di avvenimenti che ci portano a benedirla, a desiderarla. Bisogna fermarsi alquanto. Non
lasciarsi travolgere; non perdere la calma; considerare le cose con un certo
distacco; prendere tempo, per meglio valutare; perché no?
Chiedere consigli agli altri, ma soprattutto a noi stessi.
Ci
fidiamo molto degli altri; poco di noi! È vero, nessuno è giudice nella propria
realtà; ma è pur vero, che, solo da noi dipende la soluzione di un problema,
far cambiare una realtà. Gli altri ti possono consigliare, ma nessuno può prendere il
tuo posto! E allora, non sarà il caso, di non abdicare più? Non vale la pena, forse, di affidarsi alle proprie capacità?
Si
tratta di recuperare se stesso.
Nessuno infatti ti vuole bene quanto te ne
vuoi tu! Nessuno negherà che abbiamo delegato agli
altri anche la salvezza del nostro essere, l'avvenire della nostra vita;
abbiamo affidato agli altri la nostra felicità... La buona volontà altrui non
serve a risolvere i tuoi problemi! Devi impegnarti in prima persona,
riappropriandoti di te stesso. È un vantaggio al quale non puoi rinunciare. È
una fatica alla quale non puoi sottrarti. Si tratta
infatti, di ritrovarti con dei pesi nuovi, con delle responsabilità personali,
con l'urgenza della decisione che, per tanto tempo, avevi commesso ad altri.
Richiede ciò, una grossa fatica che partendo dalla capacità di rientrare in se
stessi, volta a volta, postula altri sforzi, quali:
una crescente conoscenza di noi stessi, un'adattabilità ai problemi, una
preparazione specifica, un impegno immediato per ogni difficoltà, un decidere
il traguardo da raggiungere, un accettare le sconfitte come parte di questa
maturazione, l'attribuire ai nostri limiti l'insuccesso, non raro, la volontà
di ricominciare daccapo, comunque e sempre, per migliorarsi, per rispondere a
nuove esigenze con rinnovata fedeltà e crescente
impegno.
È
un itinerario all'origine del nostro essere; un pellegrinaggio in fondo al
nostro cuore; è un cammino a ritroso che ci dà il senso della sorgente ma
spiega anche la situazione presente dalla quale
ripartire per il futuro.
Non è facile; non è impossibile. È l'inizio
di una nuova gioia!