20 novembre 1962                                                                                                                                                        Martedì

 

Questa sera, o Signore, ho pigliato il coraggio a due mani, ho ricominciato a scrivere.

Tu sai quante volte mi ha assalito questo pensiero. Tu, motore della mia volontà attraverso l’ispirazione, mi hai spinto a tanto.

Molta acqua è passata sotto i ponti. Ora sono professo solenne, mi trovo a Napoli, affronto nuove difficoltà ed incognite non previste.

Tuttavia sento in me il beneficio della Tua grazia ed il caldo del Tuo amore.

O Signore che sei a me presente, ben conosci i miei segreti, quei segreti che ogni dì ti ho ripetuto e rivelato. Tu conosci il mio intimo, i miei travagli. Sarò fedele a dirTi ogni giorno qualcosa, se mi sarà possibile, lo metterò anche in queste bianche pagine.

Gesù, amore del mio cuore, Tu che mi hai chiamato alla Tua sequela, per tanti santi desideri m’ispiri, sostienimi nella lotta della vita, fa che io sempre ricorra a Te, unico aiuto di noi mortali.

Tu sei onnipresente, e come tale mi segui dappertutto. Tu sei sempre e ovunque al mio fianco, nel mio intimo. Tu abiti in me, Signore del cielo e della terra, delle cose create ed incerate, possibili e reali, Tu Gesù speranza della mia fine e bene della mia volontà guidami attraverso i corridoi immensi delle idealità moderne. Tu sostienimi e cibami con il tuo santissimo, adoratissimo, amabilissimo corpo. Cuore di Gesù, garanzia dei morenti, combatti al mio fianco e che ogni palpito del mio cuore possa veramente essere emesso con tutta convizione e sentitamente.

A te, Gesù, tutto è nato. Ho rotto i ponti con tutti e mi son dedicato, com’era mio dovere, solo a Te. Forse, però, questo stato di cose ha favorito in me la bestia della superbia, sempre in agguato, pronta per dominarmi, sottomettermi. Non so … certo però che sono stao spinto a ciò dal tuo amore. Comunque il tempo correggerà questi miei falli, se sono tali. Intanto per essere perfetto, voglio camminare alla Tua presenza:”ambula coram dominum et est perfectus”. Gesù, tartassami con il tuo pensiero incessante, pigliati la mia volontà e dammi solo di amarTi, amarTi, fino alla follia, alla follia della Croce.

O miei amici, protettori ed avvocati, Serafico Padre S. Francesco, s. Teresina, S. Luigi, fate voi una preghiera al Signore per il mio profitto spirituale , per la mia santificazione. Mamma mia, mia tesoriera, io non prego più per me. Tu devi amministrare il tesoro delle grazie divine.

A domani Gesù, ora vengo a prenderti nel tabernacolo, prigioniero del mio amore!

 

 

21 novembre 1962                                                                                                                                                        Mercoledì

 

          Che giornata, quest’oggi!

Mi sembra di non essere a Napoli, mi richiama alla mente una giornata autunnale piemontese.

La pioggia benefica scende a fecondare la terra. Mi sento alquanto abbattuto e melanconico. Disposizione del tempo o dell’anima? Non so!

Ti amo, mio Amore, in questi lievi travagli pieni di incognite per il mio spirito. Vorrei essere tranquillo del Tuo amore, della tua contentezza nei miei riguardi. E voglio amarti sempre, ogni respiro, palpito e pensiero del mio essere, sia una adorazione sincera per la Tua persona.

Tremo, Signore, nell’annotare queste cose … un lieve impulso mi spinge a proseguire … mi sento il fremito nella voce, l’incertezza nel pensiero, il pianto nehla gola … Aiutami, Signore, Gesù mio, bene adorabilissimo e perfettissimo.

Ti adoro nelle Tue disposizioni nei miei riguardi … Forse anch’io ho sete d’amore, di comprensione, di solitudine perfetta.

Ti tengo davanti, muto e crocifisso, ma il mio spirito T’avverte, Ti sente, Ti benedice.

Quanto Ti amo!

E quanto amore vorrei comunicare ai miei fratelli per spingerli sulla via che Ti ci hai tracciato, nell’itinerario da Te percorso.

Gesù, Gesù, vita della mia vita, anima del mio vivere, movente del mio agire, Ti adoro e benedico in questo tempo che trascorre, che vola spinto da Te che sei il Dominatore di tutte le cose e di tutti gli esseri.

Amo contemplarti, mio Adorato, nella solitudine della Cappella, muto, estatico davanti al tuo tabernacolo … dei tanto vicino a me, sei in me: io e Te, Tu ed io, ecco il Paradiso.

E ti contemplo nella celletta sulla nuda croce … e il desiderio ardente di essere simile a Te m’investe, mi distrugge: Tu sei Dio, io nulla … Tu hai sofferto, io no … Gesù chi sono? Gesù chi sei?

Grazie della Tua assistenza di questa sera … Il mio cuore, misero, povero di affetto e solo perché infimo, pesa come una palla di ferro, come  un pe[n]sante masso su una tomba, un ferddo marmo su una fossa.

Tu mi hai liberato da questa angoscia, mio Dio e per il Tuo figlio mi hai ridonato la grazia e il sorriso … quale mistero …

Vita! Amore! Gioia!

Gesù, Maria!

 

 

22 novembre 1962                                                                                                                                                        Giovedì

 

E chi l’avrebbe pensato, dolce mio Bene, che anche oggi sarebbe venuta giù la pioggia?

Nonostante tanta acqua, io mi sento arido come un deserto, [???] come una landa.

Chi sa perché Gesù!

Eppure il mio cuore palpita d’amore per Te e per gli uomini; i miei sentimenti son rivolti alla tua gloria, i miei sogni al tuo abbraccio supremo.

È un mistero la vita … difficilissima cosa è penetrarmi, conoscermi, comprendermi: eppure lo vorrei tanto per amarti meglio e servirTi con più consapevolezza e realtà. Perché, Tu lo sai, spesse volte, molte volte, il dubbio traditore mi attanaglia il cuore e la mente, i sentimenti e l’intelligenza e tutto si oscura come una notte senza stelle, senza luna, senza il tuo amore ch’è luce, conforto, speranza.

Perciò scrivere su queste pagine mi costa, l’esaminarmi a fondo, giorno dopo giorno, mi umilia, mi mortifica. Nonostante le mie continue proteste di dedizione, mi è duro, volentieri ne farei a meno e mi butterei davanti al Tuo trono.

O mio Amore supremo, ho paura di non essere sincero, temo di scrivere con alquanta vanagloria con la speranza che un giorno qualcuno rilegga questa mia riga … Ma tu lo sai, conosci il mio lento, perenne sforzo per meritarmi il Tuo amore, ch’io voglio solo Te, unicamente Te.

Il contrasto tra il velle e il nolle è presente ancor qui … ma [con] chi discutere su tanti problemi, su tante angosce nascoste, percè sollevare quel velo da tempo cucito sul passato? Tu già conosci ciò che ricaverò da questi soliloqui. Chi sa se è un bene …

Debbo amarti meglio, Signore.

La gelosia e l’invidia, che alimentano il mio orgoglio, devono frantumarsi contro la roccia del Tuo amore, liquefarsi ai raggi benefici del sole divino.

Le battaglie che sto affrontando in questi giorni sono ben dure. Chi ne può prevedere il risultato? Forse Tu sorridi di questa mia apprensione, ma io temo per il mio cuore, per la sincerità del mio atteggiamento.

Cosa voglio? Tanta farina s’è ormai consumata nel sacco vecchio e sdrucito. Il pane è stato consumato. Urge un nuovo recipiente, un nuovo soggetto ed ancora un altro oggetto.

Sei Tu, Gesù, l’oggetto delle mie lacrime, delle mie notti insonni. Tu la meta dei miei sentimenti e dei miei pensieri.

Ma cosa vado dicendo, Gesù? Non sei tu la fiaccola ardente del mio essere? Cosa vado ripetendo? Come sono complicato.

Rendimi migliore, Gesù. Simile voglio essere ai tuoi angeli, al mio angelo.

Convincimi che son terra, fango, polvere, destinato a costruire la Tua dimore.

O Sole divino, vieni ad irrorare questo mio cuore arido, secco, arso dalle passioni e dall’orgoglio.

Tu tutto puoi. Io [te ne] ti supplico caldamente di farti presente, di rivelarti a me, umile tuo servo.

Forse domani parlerò con più ardore, più diffusamente. Certo questa sera non ho detto niente, meno che niente. Ho ciarlato, ho scribacchiato, ma perché? Forse inutilmente?

Gesù! Gesù! Gesù!

Cosa sono mai?

Rivelami a me stesso. Ti amo!

 

 

23 novembre 1962                                                                                                                                                        Venerdì

 

Anche questa giornata va verso il declino, Signore. L’ho vissuta meno intensamente di ieri … Qualche idea cullata per pochi istanti mi ha sottratto il tuo pensiero. Me lo dovevo aspettare dal momento che non ho impiegato tutto il tempo per lo studio. Oh, il tempo, cos’è mai esso? O mio Dio, vivo tra angosce mortali ed interrogativi decisivi, estremamente salutari per la mia vita spirituale. A Te nulla è possibile nascondere, Tu tutto conosci e sei …quell’assillo che mi tormenta mi logora e stanca senza bisogno, senza uno scopo. Gesù, Tu sai che Ti voglio parlare di quel mio fratello, come agire nei suoi riguardi, quali relazioni avere con lui, come richiamarlo senza farmi fraintendere? Tu dà un corso favorevole agli eventi e liberami da questa costante preoccupazione.

Che fatica a riempire questa facciata. Vorrei parlarti qui solo di me, dei miei dubbi, del mio amore. Eppure altri fattori vengono a turbare la nostra intimità. Che gioia, Gesù, io e Te, Tu ed io, soli a parlare eternamente del nostro amore.

Fa ch’io sia sincero, estremamente sincero. A che pro, infatti, mi servirebbe mentire su questa riga se Tu tutto conosci? A Te, tutto è noto. Voglio essere nudo e leale, aperto a tutti come lo sarò nel giorno del Giudizio Universale, nell’estremo dì dell’[???], quando suoneranno le trombe e tutti ci accoglieremo dall’estremità della terra per dar gloria al Tuo nome, per testimoniare la Tua potenza, la tua onnipotenza, Gesù, mio amore. Tra noi giovani non regna quell’amore che Tu volesti tra gli apostoli, e,sebbene non ci siano antipatie e rivalità, non si desidera l’ultimo posto come Tu comandasti, non si di inchina a lavarci i piedi, a servirci come Tu immagini. Gesù, ispira in tutti i cuori di coloro che affermativamente hanno risposto alla tua chiamata, il santo amore per la benedetta umiltà, anima e mezzo di perfezione

Suscita nel mio essere, tanto superbo ed orgoglioso, un amore di stima e riverenza verso i miei fratelli con i quali convivo.

Gesù, che una volta per sempre sia rinnegata quella brutta espressione dell’Hugo. Che tranci regni l’amore che è il termometro della tua grazia e la testimonianza del nostro grado alla tua appartenenza.

Ti guardo crocifisso su questo legno e ripassa davanti ai miei occhi tutta la Tua vita, povera, umile, ubbidiente.

È giusto affermare che i “vivai” di ogni spiritualità sono i tuoi Vangeli, la tua vita, la tua imitazione.

È spuntata qualche stella nel firmamento del cielo azzurro di questo autunno … suona, a lenti rintocchi, la campana di bronzo invitandoci alla preghiera.

Gesù, Tu sei la mia vita.

 

 

24-30 novembre 1962                                                                  Sabato - Venerdì

 

Un forte dolor di gola mi ha tenuto a letto per circa una settimana. Gesù, Tu sai come ho vissuto questo tempo … era meglio se non mi fossi abbandonato … così hai voluto, così è stato: il tuo amore guidi la mia mente e che io m’inchini sempre alla tua volontà.

Farò meglio la prossima volta.

Tuttavia ho visto che sto ancora a terra, o quasi. Via, dopo tanto tempo che pratico il tuo amore, dovrei essere più fattivo e più coerente … Tutto torna a vantaggio di coloro che amano Dio.

Molti volti sono sfilati davanti alla cella … quasi tutti … eppure come ci si soffre allorché qualcuno non viene, quando ci si è lasciati soli, abbandonati, quando si avverte chiaramente che nessuno pensa a te come se non esistessi … È terribile, è da presuntuosi, ma è vero, Gesù!

Ogni tanto è bello restare soli con se stessi a pensare, a riflettere sul tempo andato, ma è duro essere abbandonati da tutti. È la natura che insorge, l’uomo vecchio che reclama i diritti, le passioni, la superbia e l’orgoglio, che chiedono, come tanti poveri, la loro parte, ciò che non gli spetta.

E in cert’attimi di solitudine, mentre fuori si cantava e suonava, ho pensato a Te, Signore, nella tua perenne presenza nel SS. Sacramento dell’Altare. Alle notti lunghe e fredde d’inverno alle tediose e afose giornate di luglio, e ho riflettuto sulla tua divina pazienza, sul tuo amore per noi.

Eppure noi tutto, cioè ogni cosa, ciò che siamo ed abbiamo, lo ricevemmo e riceviamo da Te, e nonostante ciò ti abbandoniamo: quale pretesa avevo io che i confratelli venissero a visitarmi?

Mai Tu, Signore, Ti sei lamentato di essere lasciato solo, mai di essere dimenticato. E stai lì sempre ad aspettare: non vi sono momenti in cui ti addormenti, non attimi in cui non ci aspetti, un secondo in cui non pensi a noi … e poche volte noi veniamo a tenerti compagnia, a parlare con Te per raccontarti le nostre cose, le nostre pene … Gesù, io sono un presuntuoso, ma questo non è tutto!

Infatti quando si viene da Te, Tu consoli, consigli, comandi magari, ma a tutti dai amore, gioia, forza ,,, invece quando si viene alla cella di un ammalato non si odono che lamenti, lagnanze, imprecazioni.

Tu sei sublime, o Signore, che pur sapendo queste cose, che intuendo il pensiero ed i desideri degli ammalati, dei solitari, afflitti, abbandonati, comandati di visitare gli infermi ed i carcerati e ritieni questa visita come fatta a Te … Chi Ti può comprendere, Signore? Eppure Tu l’hai detto … È sublimamente bello amarti nel povero, nell’ammalato, nel carcerato ed afflitto, perché Tu questo da noi desideri … A domani con la tua grazia.