NON E’ FACILE CAMBIARE

di Padre Luigi Monaco pubblicato postumo su Campania Serafica n.4 aprile 1993

 

Non è facile cambiare.

Eppure, le nostre frustrazioni, non raramente, sono il frutto di questa impazienza, il risultato di una creduta incapacità al mutamento.

Vorremmo cambiare. Eppure, diciamo, che non ci riusciamo.

Invece a lungo andare, e sono soprattutto gli altri a dirlo, ci troviamo diversi, senza quasi accorgercene.

Il mutamento, avviene, al di là del nostro impegno. L'uomo, infatti, è nel divenire. Solo Dio è, l'uomo diviene. Lo stesso "mito dell' adulto", in verità, non esiste. Che significa, poi, essere maturi? Che, forse, la persona matura, non diviene, ancora, verso una maturazione più vera e più profonda? Divenire è proprio all'essere umano.

Si tratta di innescare meccanismi tali per prendere coscienza di questa evoluzione, o, addirittura, di sollecitarla, dirigendola verso traguardi prestabiliti, voluti, desiderati.

Ciò nei confronti di tutto il nostro essere, il quale diviene sia nell'evoluzione materiale che spirituale, diviene sia nel fisico che nell'intelligenza come anche nella volontà, nelle capacità di apprendimento come in quelle conoscitive.

L'evoluzione è di per sé la condizione di ogni realtà creata. Tutto ciò che nasce, muore.

Voler dunque cambiare per migliorarsi, comporta questa fondamentale convinzione: è propria all'uomo l'evoluzione.

Questo indica una disponibilità a non assolutizzare né se stesso, né le proprie cose, né le stesse credute conquiste. Ammettere un'evoluzione, comporta riconoscere la propria relatività e con essa la provvisorietà di ciò che si è e di ciò che si fa.

Voler mutare non è nella facoltà dell'uomo; l'uomo cambia comunque.

Quando invece il mutamento è cercato per un miglioramento, per un'evoluzione positiva del proprio essere, allora sono richieste condizioni tali che urge applicare una metodologia, per meglio raggiungere il traguardo desiderato, per arrivare alla meta agognata.

Non bisogna peccare di impazienza.

Il ritmo del nostro essere è più lento di quello della nostra volontà.

E' ottima cosa che la volontà e l'intelligenza definiscono ed agognano a mete alte e ardue.

Ma l'uomo deve tener conto anche del resto del proprio essere, considerato che ogni mutamento non è parziale se non nella misura per la quale implica una partecipazione globale delle proprie facoltà, ma anche di tutto se stesso.

Evitare dunque l'impazienza; non stabilire traguardi impossibili; concedere del tempo al proprio essere per prendere coscienza del divenire; scoprire una metodologia applicabile al proprio ritmo: sono suggerimenti immediati e preziosi, vantaggiosi per ognuno.

Anzi, la pedagogia di "piccoli passi" va applicata anche alla nostra vita spirituale, campo nel quale l'impazienza frusta le speranze e l'insuccesso parziale, devia dal successo finale.

Proprio nel campo dello spirito, l'impazienza è l'abitudine più frequente che si possa incontrare e perciò vieta una perfezione possibile.

Non avere fretta, dunque, neppure nel cammino della santità, o della perfezione, o del mutamento. Ogni conversione, salvo casi eccezionali e precisi, è un lento camminare dall'imperfezione alla perfezione. La conversione non è mai opera di un solo istante o impresa di una giornata... La conversione è avventura di tutta una vita. Chi più è convertito, tanto più sa di essere o doverlo essere tutti i giorni. Ma non mira all'esistenza, ma al momento attuale, all'istante che passa. Ad ogni giorno, infatti, basta il suo peso; anche il peso del mutamento, la fatica del divenire, lo sforzo del mutarsi e del migliorarsi.

Non essere tanto preoccupati di essere fedeli per tutta l'esistenza; quanto piuttosto, essere fedele nel poco, nell'immediato.

Il cambiamento perciò consiste nell'impegno delle cose immediate, nell'accoglienza di un progetto semplice, nella coscienza di fare tutto, ora come se da questo "tutto" dipendesse il mio futuro, "ora" come se fosse tutto il mio tempo a disposizione.

I propositi dunque vanno misurati non sui grandi ideali o sui progetti difficili ad avverarsi e realizzarsi, quanto nella quotidianità, l'unica misura atta a valutare il vero mutamento, in ogni direzione.

L'essere umano accoglie il suo divenire come povertà esistenziale affinché  possa vivere serenamente ogni mutamento.