2° CORSO ANIMATORI REGIONALE INTEROBBEDENZIALE

 

S.AGNELLO 4-5/2/89

 

 

1a  RELAZIONE

 

 

TEMA: DINAMICA DI GRUPPO 2

 

RELATORE:P. GIORGIO TUFANO

 

 

 

 

 

Riportiamo qui di seguito gli spunti di riflessione che P. Giorgio Tufano (o.f.m. conv.) ha proposto per la discussione  negli “studi di gruppo”. Il suo intervento sulla dinamica di gruppo si è poi sviluppato sui risultati forniti da tali gruppi.

 

 

 

Ave, Signora santa, regina santissima, madre di Dio, Maria, che sei la sempre Vergine, eletta dal Santissimo Padre del cielo, che ti consacrò con il santissimo  diletto Figlio e con lo Spirito Paraclito, in cui fu ed è ogni pienezza di grazia ed ogni bene. Ave, sua dimora! Ave, suo tabernacolo! Ave, sua casa! Ave, sua veste! Ave, sua ancella! Ave, o madre sua! – E voi tutte saluto, o  sante virtù, che per grazia  e illuminazione dello Spirito Santo venite infuse nel cuore dei fedeli, per farli diventare da infedeli fedeli di Dio.

 

 

 

1.      la Gi.Fra. è la Fraternità dei giovani che si sentono chiamati dallo Spirito Santo a fare l’esperienza della vita cristiana alla luce del messaggio di S.Francesco d’Asssisi, all’interno della famiglia francescana. A motivo della scelta francescana vissuta nella Secolarità,  i giovani maturano la loro vocazione nell’ambito della Famiglia dell’Ordine Francescano Secolare di cui la Gioventù Francescana è parte integrante.

2.      in conformità all’articolo 2 la “forma di vita” della Gioventù Francescana è la seguente

     c)…..in virtù della loro vocazione, sospinti dalla dinamica evangelica, conformino il loro                           modo di pensare e di agire a quello di Cristo mediante un radicale mutamente interiore che lo stesso Vangelo designa con il nome di “conversione”, la quale, per l’umana fragilità, deve essere attuata ogni giorno….

3.      per  realizzare pienamente questa forma di vita, secondo schemi propri delle necessità del          mondo giovanile e della sua pedagogia, i giovani francescani:

      a) vivono la  fraternità come un segno visibile della Chiesa, comunità d’amore, e l’ambiente                                   

privilegiato in cui si sviluppano il senso ecclesiale e la vocazione cristiana e  francescana……

 

 

DINAMISMI ED EFFICACIA DELLA VITA DI GRUPPO

 

 

1)                  COMPONENTE AFFETTIVA

2)                  FUNZIONE DELL’ANIMATORE

-posizione neutrale

-posizione di autoregolazione del gruppo

rinuncia  a volere/potere/sapere

3)                  TAPPE NEL CAMMINO DI GRUPPO

-conoscenza e comprensione reciproca

-resistenza all’indagine personale e libera scoperta di sé

-rifugio nel passato e sguardo al futuro

-prevalenza di sentimenti e negativi o positivi

-accettazione di sé e comunicazione reciproca

-caduta delle difese e “feedback”

-formazione, obiettivi comuni e progettazione

4)                  EFFICACIA DEL LAVORO DI GRUPPO

 

 

 

 

PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA

 

 

1)                  OBIETTIVO: “portare un giovane al suo inserimento maturo e responsabile nella comunità sociale ed ecclesiale”;

2)                  RISORSE:”strumenti/possibilità per conseguire l’obiettivo”;

-animatore (flessibilità di ruolo e di comportamento  - capacità empatica)

-gruppo (riunioni e comunicazione reciproca week-end, ritiri e  campi-scuola, conferenze  e letture, feste o recital, iniziative per necessità particolari, incontri di preghiera, strumenti e tecniche  e di animazione).

 

 

 

 

 

UN BUON ANIMATORE DI GRUPPO

 

a)      Lavora molto per far lavorare gli altri, suddividendo bene i  compiti, per dare a ciascuno un proprio ruolo nel gruppo;

b)      Cura la vita interna del gruppo, eliminando nelle loro cause tensioni, frustrazioni, conflitti di potere; controllando gli stereotipi di gruppo e facendo spazio al dissenziente e al nuovo nella ricerca della verità; per realizzare un’atmosfera  che permetta un lavoro serio e produttivo, in un contesto di intensa maturità personale;

c)      Sa che il gruppo è una realtà diversa dalla somma dei suoi membri e quindi manipolabile sia da forze interne (morale, disimpegni) sia da forze esterne (pressioni, fretta, luogo e ambiente disadatto); si preoccupa perciò di controllare tutte le possibili sorgenti di manipolazione;

d)      Consapevole che il gruppo ha una vita “esterna” complementare ai momenti “interni” non smonta mai di servizio, anche terminata la riunione o l’attività;

e)      Crede che la coesione si fa più sui valori che sui sorrisi, più sul lavoro che sulle parole, più sulla maturazione delle persone che sulla pace interna al gruppo;

f)        Convinto che ciascuno ha un contributo insostituibile da offrire nella ricerca comune, non permette che l’incontro si trasformi in una “scuola” in cui chi crede di sapere vende a  scatola chiusa  a chi crede di non sapere;

g)      Guida e  verifica periodicamente il lavoro svolto, per confrontarlo con il progetto iniziale; pur disposto a  collaborare per modificare il progetto, quando fosse valutato non più oggettivamente rispondente nel cammino in avanti del gruppo;

h)      Con un sano realismo, si fida sempre poco della spontaneismo e quindi cerca una sufficiente organizzazione (schemi di lavoro e materiale previo, verbali, sintesi conclusive..)

i)        Si sente uno del gruppo, con tutti in stato  di ricerca, pur sapendo conservare le distanze, quel tanto che basta per guidare il gruppo verso la maturità, senza lasciarsi catturare dai suoi momenti di crisi;

j)        Sa di essere animatore, sempre e dappertutto, quindi non si accontenta di guidare tecnicamente il gruppo; ma fa delle proposte esplicite, più  con la sua vita che con le sue parole;

k)      Crede fermamente  che l’ecclesialità  del gruppo non dipende dalle etichette o dalle formule esterne, ma prima di tutto dalle scelte concrete con il cui gruppo vive la dinamica interna della sua vita quotidiana;

l)        Ha una grande paura di trasformare il suo ruolo in un centro di potere, sconfessando con i fatti ogni desiderio di servizio.