GIOVENTU’ FRANCESCANA – NAPOLI

CORSO DI FORMAZIONE

CERRETO S., 4/5.4.87

 

 

 

DESTINATARI: Consiglio Regionale

                             Consigli Locali

                             Due rappresentanti  delle fraternità

 

TEMA: IL SERVIZIO NELLA FRATERNITA’

 

RELATORE: Fra’ Vittorio Clemente

 

1a  RELAZIONE

 

PREMESSA

 

Tutto ciò che nella fraternità si riferisce all’organizzazione, sembra sopprimere la spontaneità dell’amore. E’ questa una  difficoltà, avvertita soprattutto dai giovani, molti dei quali, se da una parte sembra che rifiutino ogni norma, d’altra parte sono proprio essi, spesso, a creare regole codificate o sottintese.

Bisogna innanzitutto chiarire che le strutture  della prima comunità cristiana nascono come sviluppo e servizio del ministero apostolico.

E’ necessario però che tali strutture siano sempre “al servizio della  salvezza” e segno di comunione nel popolo di Dio.

Ciò detto, diamo uno sguardo ai vari ruoli che si svolgono all’interno della fraternità, in merito al servizio di animazione.

 

ASSEMBLEA

E’ l’organo che rappresenta la base della fraternità ed ha potere legislativo e deliberativo.

Distinguiamo Assemblea Nazionale, Regionale, Locale (vedi IL NOSTRO VOLTO n.21).

I doveri dell’Assemblea sono:

-Provvedere allo studio dei vari problemi di ordine spirituale, sociale  e temporale  della fraternità e prendere decisioni in merito;

-Programmare le varie attività;

-Eleggere il Presidente e  i Consiglieri;

-Determinare i contributi per il finanziamento delle varie attività.

 

PRESIDENTE

E’ il primo responsabile della fraternità, dei vari uffici e mansioni in ordine alla sua funzionalità.

Egli rappresenta la fraternità e  cura l’esecuzione  delle direttivi dell’Assemblea e  del Consiglio.

In comunione  con il Padre Assistente, egli è il responsabile di tutta l’attività formativa della fraternità. Deve essere vera espressione della fraternità e saper ricoprire il suo ruolo sia in maniera formale che informale.

Come vero animatore della vita fraterna deve saper far lavorare tutti , garantendo a tutti fiducia, senza essere accentratore. In particolare, suo compito è quello di far funzionare bene il Consiglio, dando a  ciascuno il proprio compito ed esigendo da ciascuno la disponibilità, la collaborazione per un lavoro, incisivo, coordinato ed unitario.

 

DELEGATO  OFS

Affinché ci sia un’intensa comunione con l’O.F.S., i Consigli Gi.Fra. di ogni grado devono designare un proprio delegato, possibilmente terziario, presso la fraternità O.F.S., e chiedono a questa un “terziario” suo delegato presso la fraternità giovanile.

 

COMUNITA’ D’ACCOGLIENZA

La fraternità  o comunità di fratelli deve prendere coscienza che l’amore fraterno si fonda su due realtà:

CRISTO E’ NOSTRO FRATELLO

IL PADRE VEDE IN OGNI UOMO IL VOLTO DEL SUO FIGLIO;

Perciò lo Statuto ci ricorda di accogliere tutti gli uomini con animo umile  e cortese.

Siamo chiamati ad accogliere ogni uomo perché il Padre in ogni uomo, vede i lineamenti del Figlio; accoglierlo come “dono del signore”, anzi una “copia di Gesù”.

Bisogna mettersi alla pari di tutti, specie dei deboli : questo significa essere  minori!!!!!

Per Francesco essere minore equivaleva a stare con la  povera gente, con quella che non ha voce in capitolo.

Questo significa realizzare l’incarnazione!!

E’ molto difficile mettersi alla pari degli altri: povero con i poveri, ricco con i ricchi, addolorato con i sofferenti, pieno di  gioia con chi è felice.

Tuttavia, Gesù ci ha insegnato che l’INCARNAZIONE è l’unica strada per “assumere l’uomo ed elevarla”.

Dobbiamo ricordarci che siamo costruiti  a costruire un mondo più  fraterno ed evangelico. Come?

Seguendo Cristo, “uomo perfetto”!

Infatti, se seguiamo Lui, anche noi diventiamo più uomini. Dobbiamo guardare a Lui come nostro modello!

Bisogna inoltre esercitare con competenza le proprie responsabilità.

La vocazione del cristiano è la vocazione a servire.E’ tutta la Chiesa che  è ministeriale, cioè chiamata a  servire.

Questi sono i concetti che il Concilio Vaticano II ha sviluppato per ogni uomo di fede e di cui Gesù stesso ci ha dato l’esempio lavando i piedi ai discepoli: era venuto non per essere servito, ma per servire.

Cosa vuol dire ‘spirito cristiano di servizio’?

Significa che la nostra PROMESSA, oltre ad essere mezzo di sostentamento, è da considerare un servizio da rendere agli altri.

Il concetto di servizio comporta anche un’altra cosa: acquistare la convinzione che noi non siamo i padroni del mestiere o dell’impiego: in quanto giovane francescano, devo ricordarmi che io servo gli altri, e non gli altri me.

Di qui la cortesia, la generosità di mettere a disposizione degli altri la mia competenza ed anche la mia pazienza.

Una novità della regola  e quindi del nostro Statuto  è l’indicazione di essere presenti nella vita pubblica . Non si può restare indifferenti di fronte ai problemi del mondo, dove sono gli uomini, nostri fratelli e fratelli dell’unico Figlio di Dio.

Bisogna promuovere la giustizia, specie quella pubblica.PROMUOVERE E’ ELEVARE!

Per giustizia si intende quel complesso di beni che sono essenziali all’uomo: il lavoro, la libertà di pensiero e  azione, l’uguaglianza, la fratellanza, la dignità umana, la pace…..Siamo chiamati a  testimoniare con la nostra vita!! Innanzitutto, bisogna fare giustizia in se stessi.

 

PADRE ASSISTENTE

Ha il compito specifico di suscitare nei girini la ‘nostalgia di Dio’. Deve applicarsi unicamente al suo compito lasciando agli altri le diverse mansioni.

Non è il factotum, bensì il responsabile, insieme al Consiglio, della formazione “umano-spirituale” di ogni gifrino.

Non deve trascurare il proprio dovere specifico per interessarsi di tante altre cose che non gl competono. Nessuno si deve sostituire ad altri  trascurando il proprio ruolo. Egli salvaguarda e nutre il senso ecclesiale ed il carisma francescano: favorisce la formazione di base  e specifica, nonché la formazione globale di tutta la fraternità (vd. N.V.n° 20).

L’Assistente spirituale è parte integrante, vitale, necessaria della fraternità.

PASTORALMENTE cura la crescita spirituale del gifrino; tra i suoi  OBIETTIVI  rientrano  lo sviluppo della ‘vita cristocentrica’ e l’edificazione della fraternità intorno all’Eucarestia, sulla parola e  sull’orazione; è SEGNO dell’unità della famiglia francescana.E’ VINCOLO DI UNIONE tra i religiosi e i secolari; è CO-RESTAURATORE della Chiesa; è CO-EVANGELIZZATORE per amore del Regno.

E’ ‘atto e ben preparato’ per disponibilità e stile francescano; è ‘testimone credibile’, aperto  a  ricevere dei giovani francescani; disposto ad ‘aggiornarsi e convertirsi’; capace di ‘leggere i segni dei tempi’; talvolta ‘disposto a perdere’.

L’assistente non è il factotum ma anima, guida, motiva, educa dal di dentro la fraternità.

L’assistente è un Animatore: crede fermamente in Dio, nell’uomo e nel mondo.

E’ l’uomo della riconciliazione, e non della divisione. E’ rivolto continuamente ad ‘inventare nuove strade’, ad ‘aprirsi a  tutti’.

 

 

CONSIGLIO

E’ definito dallo Statuto come (n.22) come l’organo esecutivo delle direttive della propria Assemblea e di quella d grado superiore ed assicura il regolare funzionamento della fraternità.

Tra Consiglio e fraternità ci dovrebbe essere sempre una “unità di intenti e  di animo”. Vi sono però due difficoltà che  è bene tenere presenti:

-il Consiglio non sempre riesce a  coinvolgere gli altri fratelli nelle sue scelte, operando su essi e non con essi.

-spesso accade che si deleghi in maniera totale ed esclusiva ogni preoccupazione della fraternità al Consiglio. Avviene allora che le proposte dei Consigli siano accolte freddamente dai fratelli.

Cosa fare per superare tali difficoltà?   Innanzitutto ricordarsi che, anche come Consiglio si è fraternità e quindi chiamati alla conversione, alla penitenza, alla minorità.

Vivere con questo stile aiuta ad essere più credibili perché, come diceva Paolo VI, il mondo crede più ai testimoni che ai maestri.

Solo con la testimonianza personale si può essere autorità e non “avere autorità”. L’autorità è fondata sulla personalità stessa dell’individuo, pervenuto ad un grado di maturità interiore, tale da essere autorità che ‘trascina senza impartire ordini’.

IL SERVIRE

Nel ministero del Consiglio, l’autorità sottintende il servizio. L’essenza del Consiglio deve essere quella del SERVIZIO, della partecipazione all’atteggiamento di Cristo, servo umiliato e sofferente, che si china  su ogni bisogno e miseria umana e  tale “servizio cristiano” ha anche efficacia salvifica.

Bisogna ricordare la parola di Cristo servo: “…sono venuto  per servire…”(Mt.20,28).Quali le modalità di tale servizio? MINORITA’, FRATERNITA’, LETIZIA, DISPONIBILITA’.

MINORITA’:E’ la fraternità che deve occupare il primo posto, non il responsabile o il Consiglio. Bisogna animare e  guidare, senza che ciò appaia, per esaltare la gratuità del servizio. Minorità è anche disponibilità ad accettare incarichi e  a lasciarli quando è richiesto.

FRATERNITA’: Il responsabile è un fratello. E’ dono del Signore che vive con i  fratelli e secondo il Vangelo.

Primo servizio del Consiglio  è  vivere la propria identità francescana. All’interno del Consiglio e verso la fraternità c’è bisogno di spirito fraterno. Nelle  varie decisioni c’è bisogno di corresponsabilità ed unità: nei riguardi della comunità lo spirito fraterno si realizza, aiutando gli altri a  scoprire la propria vocazione, e promovendo la loro personalità originale con i doni ricevuti dal Signore. E’ importante creare  in fraternità, secondo i tempi, in un ambiente di preghiera, di gioia, di lavoro.   Il Consiglio deve far capire che la diversità dei membri è una ricchezza per la fraternità e che perdono e correzione  fraterna sono i cardini  su cui muovesi nell’accettazione dell’altro. La correzione fraterna esige delicatezza  e a more per evitare il rischio che nel fratello si provochi il senso di emarginazione o rivalsa. Compito del Consiglio è il miglioramento spirituale  della fraternità attraverso la ‘revisione di vita alla luce del Vangelo’.

La vocazione alla fraternità non avrà mai il suo ambiente ideale: non riconoscerlo sarebbe chiuere gli occhi davanti ad una realtà umana, che è limitata. Bisogna far capire che ‘l’ideale rimane ideale’ a volte troppo ambizioso per le possibilità reali dell’uomo: questo limite va accettato come come un mistero di povertà da rinnovare continuamente.

 

FORMAZIONE ED ANIMAZIONE

La fraternità Gi.Fra. non deve essere un gruppo spontaneo, ma deve sviluppare la propria specifica vocazione. Per questo, si richiedono tempi e  modi specifici destinati alla finalità della formazione permanente.

FORMARSI è un cammino continuo di conversione. Formazione permanente equivale  a conversione permanente. Non basta conoscere il Vangelo o la vita di Francesco….bisogna vivere evangelicamente. La scelta fondamentale è: per me vivere è Cristo!!!

Questo aspetto non può essere trascurato dal Consiglio. Il gifrino è chiamato ad approfondire la propria esperienza evangelica in fraternità, la quale si esprime attraverso il senso fraterno della vita comune, la premura dell’accoglienza ai nuovi, la testimonianza concreta del Vangelo tra i fratelli. E’ questo che l’animatore deve cercare di rendere.

Nella formazione primaria e  permanente , si coltivano insieme la riflessione e  l’azione, dando priorità all’amore che deve animare entrambe.

FORMARSI implica CONVERTIRSI, discernere la volontà di Dio e rendersi disponibile per la sua attuazione. Il discernimento è comunitario: ci si interroga davanti a Dio per comprendere se si è conformi al progetto evangelico e alle  esigenze della Chiesa, e degli ‘uomini del nostro tempo’.

Elementi per un discernimento comunitario sono:

-l’esperienza del discernimento personale dei membri;

-l’esperienza forte di fede, personale e  comunitaria;

-spirito di disponibilità e preghiera.

Ancora fondamentali sono: un atteggiamento di ascolto del fratello e dello Spirito, rinuncia all’autosufficienza; abbandono della pretesa di conoscere da soli la volontà di Dio; sentirsi parte della Chiesa  e  della società .

Il Consiglio deve tener presente tutto questo per poter vivificare, in fraternità, il clima di fede e di ascolto di Dio e degli altri.

L’animatore (il consigliere)  ha il compito di armonizzare lo sviluppo e  la maturazione delle possibilità di ogni persona con l’unione profonda e la coesione della fraternità.

Nell’animazione il primato va dato alla persona  e le varie tecniche vanno mutate rispetto alla persona.

 Fattori importanti  nelle “metodiche di animazione”:

FATTORI ESTERNI: numero ottimale dei gruppi, condizioni materiali  e preparazione               dell’incontro; libertà e  disciplina.

FATTORI PSICOLOGICI: Tappe: conoscenza di sé e  degli altri; comunicazione interpersonale; partecipazione  e struttura del gruppo; autodisciplina nel funzionamento del gruppo.

FATTORI DI ANIMAZIONE: Obiettivi e  tipi di riunione; tecniche particolari di animazione  e  stimolo.

E’ chiaro che i  Consigli  devono curare preferenzialmente  e  a parte la preparazione degli animatori.

 

 

In breve, facciamo presente che:

1)                  Bisogna che i  responsabili curino il sentire con la Chiesa e il sentirsi Chiesa, cioè facciano studiare  i documenti della Chiesa e sollecitino il servizio alla Chiesa locale.

2)                  Bisogna che i Consigli abbiano cura della “vita di famiglia” con l’OFS e gli araldini, una particolare attenzione alle missioni e una sollecitudine per la formazione umana, promovendo studi, azioni, incontri, ecc….

 

CONCLUSIONE

Pertanto, eleggere un Consiglio comporta grande responsabilità.

Bisogna scegliere le persone che possiedono esemplarità, capacità e disponibilità reale per il servizio richiesto senza i sogni per  i perfetti. Ciò vale per tutti i fratelli, vale soprattutto per i  responsabili  e  cioè: l’adempimento del dovere di ogni giorno, l’attento ascolto della Parola di Dio e dei fratelli, la riflessione comunitaria e la revisione di vita: sono queste a formare l’ANIMATORE.